Avevo conservato questo poema trattenendo il respiro,
non bastando l'ho gettato in una vena estranea che
me lo portasse al cuore caldo come
una tazza di latte in una giornata uggiosa di piogge.
Avevo intrecciato parecchi lampi nel buio
per illuminarlo a dovere e durante l'apatia del sonno
l'ho allattato con rime d'amore pensate
tra le tarmiche pene del letto.
Gli uomini fibrillano sentendosi addosso alle stagioni,
si portano cappotti di storie vecchie e pesanti
buttan dalla finestra i loro sogni
per vivere nel risucchio del vortice degli altri.
Siam tutti astronauti in cerca di pianeti diversi
con ali nelle vecchie coperte della storia,
diritti, trasversali e inversi
nell'aura gravitazionale della memoria.
Questo poema è l'apoteosi dell'autunno,
decadente nella stoffa e nella rima,
con gli schiaffi di pioggia sull'inchiostro e
zattere al posto d'ali sulla schiena.
Morfeo avrebbe detto: " Mi appartiene,
la ridondanza di questo meccanismo in versi,
ha un suo sapore antico e nobile assieme che
rende il vostro animo degno delle mie mense."
Io non dispero credendo il mio scritto casto e
il peccato è puro in ogni cruda forma ma
voi che leggerete di questo, calda orma
rendete me infido e a lui onor della parola.