Tra le mie braccia sbocci creatura
le infinite vite di cui profumi
in questa stanza di vetri della sorte
c'incendiam le ciglia coi sussurri.
Stai taciturna ed annoiata alla finestra
aspettando assorta un caffé amaro
ti passano accanto le albe in festa
fumando le ore lente con lo sguardo.
Sfilano davanti facce diverse
nessuno che tu conosca da salutare
gli unicorni ti brillan nella testa
l'avorio dei pensieri si spegne sui passanti.
Hai febbri da cui ti spuntan nuovi arti
tra le mancate piume sulla schiena
t'abbraccio forte tenendoti la mano
moltiplicando per gli occhi il piacere della vena.
Parli poco e con voce accorta
per dar brividi al muro freddo
non lasci impronte nemmen da donna
sul sporco volto del mio pavimento.
Spegni la luce sul cielo, divora la Luna
col le tue labbra rosa e l'angelica piuma,
torna da dove vieni estasi di carne col stelo
torna nel mio sogno divina, nel mio sogno più bello.