Dietro la linea dell'orizzonte
dopo le montagne scure
si apre il gigantesco deserto
con le strade per niente sicure.

Portato dal vento che mi spinge,
lo sento proprio sulle mie spalle
mi avventuro avanti, con la faccia coperta
in una grande incoscienza verso un mare di pericoli.

Il sole, sempre più presente sulle tracce
fa scaldare troppo la sabbia che bruccia come una falce;
non c'è un punto di reperibilità, non si vede niente
si cammina a caso in un ritmo allucinante.

Evapora ogni goccia d'acqua,
diventa tutto secco e insupportabile;
i piedi come il piombo si sono rallentati
nel loro movimento instabile.

Le ginocchia si abbassano toccando sotto.
Fermo dove sono guardo intorno
nell'universo reale della mia continuità
non trovo nessun aggancio per rialzarmi.

Lontano, tra la nebbia, nel suo profile perfetto
sta per venirmi incontro chiamandomi.
La mano si allunga verso il cielo
"acqua, acqua, acqua"
poi tutto sparisce nell'ombra del mistero.

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Se vuoi fuggire
non puoi scappare,
ormai, il tuo timido deserto personale
perde ogni traccia che ti segue.