Mi svuoto dell’essere e navigo sulle onde della pozzanghera
Rimasta a padroneggiare nel chiarore del mattino
Questo lembo di metro quadro,
E qui mi muovo
Schizzando ciò che resta della pioggia battuta
E bagno l’orlo dei calzoni
Che ho addosso
Addossato alla mia nudità
Nudo di strati personalizzati
Scarico fosse biologiche,
E cosa sono
O dove vado
O quale musica mi suona in testa
O quale odore
ho nel naso
O che cazzo maneggio
O che posta imbuco o che romanzo leggo
E cosa resterà dello scritto
E del detto.
Vento nel vento alito di respiro
Sospiro
Foss’anche un breve inalare
Il volo della farfalla di giorno
Si ramifica fra il polline
E il senso che il polline dà al volo
A suffragio universale
Mieto vittime con la canna del fucile fra le mani
È caldo
Il cielo che percorre l’astronave
E caldo il cielo che mi percuote e mi percorre
E sono percorso dalle nuvole
E dalle anitre selvatiche che migrano
E dalle rondini che sono migrate
E dal senso del tempo che non passa mai
Sopra le parole dette e scritte e ritrovate scarabocchiate
Come le ciglia tue, bambina mia,
Che in tutta fretta imbratti le sopracciglia.
Siamo una congiunzione
Un collegamento fra il tempo andato e il tempo a venire
Nunzio del senso del tutto
Nunzio del bene venturo
Nunzio del niente che percorro
Quando la sera torno coi miei pensieri
Alle tue mani
Al tuo silenzio
Bivacco
Stravaccato
M’infilo un dito nel naso
Secco
Come il letto del fiume spento
Spirato.